sabato 31 maggio 2014

Scerry

"Ho quasi 48 anni".
Questa frase l'ho pronunciata stanotte.
Sotto i portici della Stazione Centrale.
"Io ne ho 19 meno di te".
Ha risposto la bionda con i capelli corti (!).
Senza l'avambraccio sinistro.
Poi si é avvicinata.
Ho preso il volto tra le mani.
L'ho avvicinato.
Ho baciato un fantasma.
Che si é dissolto.
Nei ricordi...

Ho guardato la mia camicia bianca sporca del latte versatomi addosso.

La giornata era iniziata male. Scambiandosi di posto come i bambini.

Ho ancora alcuni schemi da superare.
Il più grosso di tutti.

Il tuo fantasma più cattivo.

Che ti visita...

giovedì 22 maggio 2014

Ivàn

Solo due persone pronunciano correttamente il mio nome.
Un uomo e una donna.
Suona strano.
Neppure io lo pronuncio correttamente.
Ivan il Terribile o Ivan il Matto.
Solita battuta.

Io adoro il mio nome.
E' abbastanza raro, in Italia.
Alcuni si fanno chiamare Ivan ma in realtà sono Ivano.
Che non é la stessa cosa.

Non chiamatemi Ivo. Lo detesto.

Roberto di secondo nome. Lo voleva la zia Rina.
Ivan Roberto.
Così suona autorevole.
Moretti.
Perfetto. Mi sembra immortale.

Vorrei parlare di me...ma...non riesco.
Vorrei guidarvi dentro di me...ma...non riesco.
Vorrei guidarvi sopra i miei pensieri.
Per il momento ci limitiamo al nome.

Dovresti fare il fotografo.
Solo due persone me lo hanno suggerito.
Un uomo e una donna.
Non é lo stesso uomo.

martedì 20 maggio 2014

Salino

E' da po' di tempo che piango.
Sì.
Ho iniziato a piangere.
Scandalo?
Sto recuperando il tempo perduto.
Gli anni passati a trattenere.
A dimostrare di essere uomo.
Asciugarsi gli occhi.
Asciugare il cuore.

Ora no.

Basta un volto.
Un filmato.
Una voce.

Le canzoni. Mi lascio invadere da loro e apro l'anima.
Lascio che le lacrime percorrano la pista delle guance. Così puliscono la polvere.
Che é rimasta nel corso degli anni.

Una canzone in particolare. Non la rivelo.
Chissà se qualcuno la scoprirà.

Occhi umidi.
E quando si accende la luce...non mi vergogno.

...

giovedì 8 maggio 2014

Giorno zero

Il linguaggio dell'anima.
Che non so usare.
Neppure di fronte a un passaggio a livello.
Con l'occhio rosso che mi fissa.
Secondi interminabili.
In attesa dell'Uomo Falena.

Poi passa il treno.
Quante volte hai percorso quella linea?
Verso casa.

Verso il Quinto.
Sì.
Era il piano nobile di tutto il palazzo.
Io ero del Quinto.
Dal Quinto vedevo il Rosa e talvolta anche il Bianco.
Vedevo la mia Via.
Vedevo i miei tramS.
La fiamma lontana della raffineria.
Poi i grattacieli.
E i ricordi.
E quella stanza dove nel silenzio diedi addio a mio padre.
Senza svegliarlo.
Sì.

Il linguaggio dell'anima. Con i suoi refusi.
Con le sue imperfezioni.
Con il mio cuore,